Ingredienti per 2 lt di limoncello:
– 8-10 limoni non trattati
– 1 litro di alcool a 90°
– 600 gr di zucchero
– 1 litro di acqua
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Per prima cosa lavate accuratamente i limoni.
Asciugateli bene con un panno pulito.
Preparate l’alcool e un vaso di vetro con tappo abbastanza capiente.
Con un coltello o un pelapatate togliete la buccia sottilissima ai limoni, stando attenti a non prendere la parte bianca; mette le bucce nel contenitore di vetro e aggiungete l’alcool.
Chiudete il recipiente di vetro e lasciate le bucce a macerare nell’alcool per una settimana, agitando di tanto in tanto il recipiente; vedrete che l’alcool diventerà sempre più giallo e le bucce di limone sempre più chiare.
Trascorsi i 7 giorni, preparate lo sciroppo di acqua e zucchero; in una pentola mettete a scaldare l’acqua quindi aggiungete lo zucchero
Scaldate a fuoco dolce mescolando fino a che lo zucchero non si sarà tutto disciolto quindi spengete e fate raffreddare
Unite lo sciroppo alle bucce macerate nell’alcool e mescolate bene.
Ed ecco il nostro limoncello pronto per essere filtrato.
Procedete filtrandolo, aiutandovi con un colino e un altro recipiente capiente.
Ora è pronto per essere imbottigliato.
L’Amatriciana, o ‘matriciana in romanesco, è un condimento per la pasta che ha preso il nome da Amatrice, cittadina in provincia di Rieti, fino al 1927 in Abruzzo. Gli ingredienti principali sono: guanciale, formaggio pecorino e pomodoro. È inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali laziali. L’antenata della amatriciana è la gricia (o griscia), ovvero stesso piatto senza il pomodoro, quest’ultimo difatti venne importato in Europa alla fine del diciottesimo secolo. Il nome Griscia proviene da un paesino a pochi chilometri da Amatrice, frazione del comune di Accumoli, di nome Grisciano. La ricetta fu inventata dagli antichi pastori, che andavano per pascoli con strutto, pasta secca, guanciale, pepe nero e pecorino. Nell’Ottocento e sino all’inizio del Novecento, la popolarità della Amatriciana a Roma si accrebbe considerevolmente, questo avvenne a causa degli stretti contatti – a quel tempo già pluricentenari — tra Roma ed Amatrice. A quei tempi, parecchi osti e trattori della città erano originari di Amatrice, cosicchè il termine “Matriciano” venne a significare “locanda con cucina”. L’Amatriciana fu estremamente bene accolta e (anche se nata altrove), venne rapidamente considerata un classico della cucina romana. Il nome della pietanza in romanesco divenne ‘matriciana a causa dell’aferesi tipica di questo dialetto.